Io non ho mai smesso di considerarmi più intelligente di tutti e, qualche volta, credetemi, me ne sono sentito un po' imbarazzato.

Wednesday, March 3, 2010

Cosa leggere - Il Respiro - Thomas Bernhard




















Il respiro, di Thomas Bernhard, inizia dall’ospedale in cui il diciassettenne é ricoverato. In stato di semicoscienza, stipato in uno stanzone assieme a centinaia di altri pazienti moribondi o già morti, Thomas Bernhard decide di non lasciarsi sopraffare dalla disperazione e di attaccarsi alla sua implacabile volontà di vivere per non soccombere alla malattia. Le sue condizioni però non lasciano presagire alcuna speranza. La descrizione del “trapassatoio”, come Bernhard definisce la stanza in cui si trova a giacere, é raccapriciante e precisa al tempo stesso.



Mi trovo nella stanza da bagno. So quel che significa. Ogni mezz’ora entra una suora, solleva la mia mano e la lascia ricadere, si può supporre che faccia la stessa cosa con una mano nel letto davanti al mio che già si trova nella stanza da bagno da più tempo del mio. Gli intervalli tra un’entrata e l’altra della suora si fanno più brevi. A un certo punto entrano alcuni uomini vestiti di grigio con una bara di zinco ermeticamente chiusa, scoperchiano la bara e vi depositano dentro una persona nuda.”



E’ in questo preciso momento che la vita di Thomas Bernhard prende la piega decisiva.



Volevo vivere, tutto il resto non aveva importanza. Vivere, vivere la mia vita, viverla come e fino a quando mi pare e piace. Senza essere un giuramento, questo fu ciò che si propose il ragazzo quando ormai era dato per spacciato nell’attimo in cui l’altro, l’uomo davanti a lui, aveva smesso di respirare. Quella notte, nell’attimo decisivo, tra le due possibili strade io avevo deciso la strada della vita [...] Non avevo voluto smettere di respirare come l’altro davanti a me, avevo voluto continuare a respirare e continuare a vivere.

Proprio nell’istante in cui la malattia sembra recedere una volta per tutte, i medici dell’ospedale prendono la sciagurata decisione di trasferirlo dal “trapassatoio” al Hotel Votterl, un convalesceziario per persone affette da malattie dell’apparato respiratorio, come indica la dizione medica: in realtà si tratta di un edificio riservato ai tisici, allora pressoché incurabili, dove Bernhard contrae la malattia della sua vita, quella che lo accompagnerà per i successivi quarant’anni fino alla morte, ovvero la tubercolosi. Al culmine della disperazione Bernhard trova l’appiglio a cui sostenersi: incitato da un “compagno di malattia” riempie le lunghe e monotone giornate al Votterl leggendo i grandi filosofi del passato, in particolare Pascal, Montaigne e Schopenhauer. In questo modo ripercorre le orme del nonno defunto, anch’egli avido lettore di opere filosofiche e filosofo lui stesso.

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