Lo chiamavamo Henny. È quel tu
confidenziale che usi impropriamente da studente per riferirti a un
insegnante con cui si instaura un rapporto differente. Chiamarlo per
cognome lo avrebbe introdotto, infatti, in una categoria diversa, quasi
distaccata. “Chi hai di matematica? Bianchi. Di fisica? La Rossi. E di
italiano? Henny”. In un dialogo immaginario sul corpo docente è certo
che i suoi alunni avrebbero risposto così.
Su questo piano di
empatia, noi, allievi del liceo scientifico “Jucci” a metà degli anni
Novanta, abbiamo il difficile compito di ricordare un insegnante
eclettico, faticosamente inquadrabile in uno schema descrittivo che
risulterebbe comunque insufficiente per raccogliere tutti i lati della
personalità e della cultura di Henny.
Oggi siamo indietro con lo
sguardo per pensare. In questo 2021 ricorrono, infatti, i ventitre' anni
dalla sua scomparsa.Il
caso o il destino, anche qui secondo mutevoli categorie di riferimento,
vogliono queste ricorrenze. Noi preferiamo la seconda. Rapidi scorrono i
ricordi di un insegnante che ha saputo trasmetterci il senso di una
didattica diversa, una didattica altra, probabilmente rappresentazione
plastica di un’indole tesa al dialogo e che coniugava il sapere alla
comprensione, l’insegnamento alla tolleranza, senza sminuire il ruolo e i
doveri del docente e senza dare spazio a un facile giovanilismo.
Ricordando
ci si rende conto di quanto non si sia approfittato della conoscenza di
un uomo che raggiungeva rare linee di vetta culturali nella letteratura
italiana e nella lingua latina. In quegli anni avevamo un’attenuante
generica data dall’età ma fortunatamente gli anni che si sommano portano
a rielaborare tutto. E ad apprezzare ciò che fu.
Henny è stato anche
un giornalista impegnato su più strumenti di informazione. Oggi si
direbbe crossmediale: la radio, i quotidiani e i periodici, anche qui a
dimostrazione del suo eclettismo e della sua peculiarità nell’affrontare
la comunicazione e l’analisi di fatti. Chissà cosa Henny avrebbe
pensato dei social e dell’uso che ne fanno gli studenti.
Credo che
ciascuno dei studenti, maturità 1996 del liceo “Jucci”, vorrebbe tornare
in aula, anche per una sola ora, per ascoltarlo e lo si capisce dalle
loro parole. “Avevo appena terminato gli esami di maturità. Non avevo
svolto una grande prova di italiano - ricorda Andrea Botta - Ne ero
consapevole ed ero agitato per gli orali. Henny lo capì e la sera prima
della prova si presentò sotto casa mia, facemmo un giro in macchina e
con la sua autorevolezza e gentilezza mi incoraggiò. Porterò sempre nel
cuore quel gesto che fu di un amico che crede in te”. “I ricordi delle
giornate trascorse tra i banchi di scuola sono tra i più belli e vivi -
aggiunge Roberta Provaroni - Quando torno a quei momenti c’è sempre la
figura di Henny, un uomo onesto, colto e profondamente dedito al suo
lavoro. Ricordo le sue citazioni latine, la sua Petrella e, con
commozione, il suo sguardo gentile e colmo di speranze per ognuno di
noi, i suoi ragazzi”. “Era oltre il semplice prof. Era l’amico che tutti
avrebbero voluto avere”, conclude Francesco Di Pietro.
Ricordiamo un
insegnante, ricordiamo l’uomo. Ringraziamo i suoi figli per
l’opportunità che ci hanno dato e che chiameremo privilegio.
by Daniele Scopigno
Sono passati ventitre' anni, e sembra
ieri. È trascorso il tempo dell’assenza, la vita quotidiana in
famiglia, nella scuola, in paese, nelle redazioni dei giornali è
proseguita senza di lui, altri hanno raccolto il testimone. Ma la
memoria di Henny Romanin rimane integra e si rivela un’eredità feconda.
Ha
seminato bene, ha tracciato un solco diritto e profondo quest’uomo
morto troppo presto, capace di combattere la sua buona battaglia senza
mai perdere la propria fede adamantina e sincera. Henny Romanin è stato
un credente autentico, un buon cristiano impegnato secondo lo spirito
rinnovatore degli anni del Concilio Vaticano II. La matrice della sua
religiosità schietta, ben radicata nella tradizione ma aperta e
sensibile verso nuove mete e nuovi orizzonti si è compiutamente espressa
nella scelta della vita professionale, dedicata con competenza e
passione alla sana crescita delle nuove generazioni. Raffinato poeta,
appassionato cantore di un tempo destinato a trascorrere rapido e
inarrestabile, stravolto dalle insidie della modernità, nelle sue
liriche attraversate da una sottile vena elegiaca ha saputo esprimere
sentimenti universali, ispirati dal piccolo mondo antico a cui è
appartenuto con la spiccata, orgogliosa consapevolezza della propria
identità, affermata attraverso la lucida ricerca storica e storiografica
condotta attraverso la scrupolosa analisi delle fonti documentarie.
Questo è il lascito prezioso di Henny Romanin, custodito gelosamente dai
familiari, dagli amici, dai colleghi, dai compaesani, dagli amatissimi
alunni, dai tanti che lo hanno conosciuto ed apprezzato, che gli hanno
voluto bene.
by Ileana Tozzi
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