Io non ho mai smesso di considerarmi più intelligente di tutti e, qualche volta, credetemi, me ne sono sentito un po' imbarazzato.
Monday, January 31, 2011
Snapshot dal Peru'
Hiram Bingham, professore di Yale, esploratore e appossionato di archeologia, è oggi noto come lo scopritore della più famosa città preispanica del Perù, un vero gioiello architettonico costruito dagli inca, rimasto nascosto per più di quattro secoli, protetto dalla rigogliosa vegetazione del canyon di Urubamba. Nel 1906 Bingham aveva intrapreso un viaggio avventuroso da Buenos Aires a Cusco, seguendo le rotte commerciali dell'epoca coloniale. L'entusiasmo per i luoghi conosciuti accese in lui il desiderio di trovare Vilcabamba, ultimo rifugio, secondo quanto narrato dagli antichi cronisti, degli inca ribelli. E così viaggiò ad Abancay, porta naturale verso l'inesplorata e leggendaria città inca. Lì gli abitanti lo informarono dell'esistenza di alcune rovine e lo condussero a quello che oggi conosciamo come complesso archeologico di Choquequirao. Bingham non si lasciò impressionare: la mitica Vilcabamba doveva essere ancora più imponente. Tornato negli Stati Uniti ottenne l'appoggio della National Geografic Society e dell'università di Yale, nonché i contributi volontari di amici e parenti. Nel gennaio del 1911 Braulio Polo y la Borda, proprietario dell'hacienda Echarati, nella provincia di Convención (Cusco), ospitava Alberto Giesecke, allora rettore dell'università di Cusco. Fu in una delle numerose conversazioni che gli raccontò dell'esistenza di misteriose rovine inca nella zona. Giesecke, amico di Bingham, lo contattò immediatamente, invitandolo a esplorare la regione. Il resto è storia: il 24 luglio 1911, accompagnato dalla guida locale Melchor Arteaga, Bingham arrivò sulla cima del monte Machupicchu. Lì incontrò Anacleto Alvarez e Toribio Recharte, due campesinos che vivevano sul posto con le rispettive famiglie, coltivando i terrazzamenti inca. Si dice che fu un bambino a svelare a Bingham le monumentali rovine. Quello che vide e le emozioni che provò restano registrati nel suo "La città perduta degli Incas". Ma commise un errore: era certo che quella fosse proprio la leggendaria Vilcabamba. In seguito il Governo peruviano, tramite decreto del 31 ottobre 1912, autorizzò lo studioso a scavare nella zona. Non solo: gli permise di portare negli Usa tutto il materiale archeologico reperito. Occorsero più di cinque anni di lavori per far riemergere dalla giungla l'intero complesso architettonico....more...more..more
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