25 aprile: Festa di Pasquino
Studenti e docenti dell’Università La Sapienza portavano in corteo la statua di Pasquino addobbata con una maschera mitologica raffigurante un personaggio del mondo antico, ogni anno diverso dal precedente.
16 maggio: Visita alle Sette Chiese Antica tradizione del popolo romano che si recava in preghiera alle sette tra le più belle e famose basiliche dell’Urbe, quattro maggiori e tre minori: San Lorenzo fuori le mura, Santa Croce in Gerusalemme, Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, San Sebastiano all’Appia Antica, San Paolo fuori le mura, San Pietro in Vaticano. A metà percorso si svolgeva una ricca merenda popolare a Villa Celimontana, seguita da un concerto con organo, liuti e cori e dal “sermoncino del pupo”, cioè un discorsetto semplice recitato a memoria da un ragazzino.
13 giugno: Sant’Antonio da Padova Festa delle fragole a Campo de’ Fiori.
24 giugno: San Giovanni La notte delle streghe. Arrivavano in volo sui prati del Laterano, in groppa ai diavoli o sulle scope, e iniziava la sarabanda che durava fino all’alba. I romani, suonando campanelli e campanacci, accorrevano da tutte le parti e, tenendo in alto torce e lanterne, cercavano di vedere le streghe volare nel buio. Si svegliavano le Belle addormentate e correvano a unirsi alla festa. Uscendo lasciavano davanti alle porte e alle finestre scope e barattoli di sale grosso per impedire alle streghe di entrare in casa. Infatti, essendo la strega curiosa per natura, prima di entrare si sarebbe sicuramente fermata a contare i fili di saggina della scopa e i grani del sale, uno per uno. Così sarebbe trascorsa la notte più breve dell’anno e il sole, levandosi, avrebbe sorpreso la strega intenta a contare e l’avrebbe spazzata via insieme alle ultime ombre. Intanto, tra Santa Croce in Gerusalemme e la Basilica, si accendevano i fuochi di “San Giovanni” per opporre la luce alla notte di tregenda. Poi, andavano tutti fuori la porta alla “Salita degli Spiriti” dove si mangiavano lumache in umido. Infatti, la notte di San Giovanni era l’occasione, per tutte le persone che avevano avuto contrasti e divergenze durante l’anno, di ritrovarsi e riconciliarsi. Mangiando le lumache, con le loro “corna” che in antico significavano “discordia”, si seppellivano nello stomaco rancori e inimicizie.
29 giugno: San Pietro e Paolo Imperando Nerone, tradizione vuole che San Pietro e San Paolo, scortati dai soldati, si scambiassero l’ultimo saluto presso la Piramide Caio Cestio; l’uno per andare a essere crocefisso a capo sotto presso il Circo di Caligola in Vaticano, l’altro per essere decapitato alle Acque Salvie, località sull’Ostiense segnata poi da tre prodigiose fontane sgorgate al tocco della sua testa. Un tempo, in ricordo del loro martirio, si faceva grande festa. Fuori di Porta Cavalleggeri c’era la celebre “Osteria del ‘31” dove si poteva cenare pagando solo lo “scommido” al trattore e portandosi a casa il fagotto delle cibarie. Il Cupolone veniva illuminato da fiaccole sistemate dagli agili sampietrini e la festa si concludeva a Castel Sant’Angelo con i fuochi d’artificio. L’abbuffata continuava anche il giorno 30, da Capoccetta e al Belvedere con terrazza sul fiume, e dappertutto banchetti di porchettari ambulanti, cui il motto era: “la porchetta de Cadorna chi la magna ciaritorna”.
18 luglio: Festa de Noantri E’ la maggior festa religiosa e popolare di Trastevere e una delle poche superstiti della nostra città. Il giorno della festa cade nel sabato successivo al 16 luglio, data in cui la statua della Vergine viene portata in processione dalla chiesa di Sant’Agata alla basilica di San Crisogono, dove rimarrà esposta fino al lunedì successivo e poi riportata indietro.
La Festa de Noantri (cioè: "di noi altri", in opposizione a "voi altri che abitate in altri quartieri") è un appuntamento tradizionale nel rione Trastevere di Roma.Durante la festa le strade di Trastevere si riempiono di una miriade di venditori ambulanti, bibitari, cocomerai, saltimbanchi e dagli anni venti, si sono aggiunti spettacoli teatrali, canzoni e gare sportive.
L'origine della festa ha radici popolari: si dice che dopo una tempesta fu rinvenuta da alcuni pescatori una statua della Vergine Maria scolpita in legno di cedro. La "Madonna fiumarola" venne poi donata ai carmelitani (da qui il nome di "Madonna del Carmine") della chiesa di San Crisogono a Trastevere (in piazza Sonnino); divenne così la Madonna protrettrice dei trasteverini.
La statua si trova ora nella chiesa di Sant'Agata, nella piazza a metà percorso di via della Lungaretta (piazza S. Giovanni de Matha): da qui ogni anno il sabato dopo il 16 luglio (festa della Beata Vergine del Monte Carmelo) viene portata in processione per varie chiese di Trastevere. In quest'occasione erano un tempo sistemati per le strade tavolini, dove gustare la tipica cucina romana e bere il vino dei Castelli; nel tempo la festa si è trasformata venendo incontro ad esigenze turistiche e perdendo il suo carattere popolare.
5 agosto: Madonna della Neve, nevicata a Santa Maria Maggiore Si ricorda la nevicata fuori stagione avvenuta, secondo la leggenda popolare, nella seconda metà del IV secolo su una delle alture del colle Esquilino (anticamente luogo malfamato) dove, in seguito allo strano fenomeno, fu edificata una cappella: Santa Maria Maggiore. Ogni anno vi si celebra una funzione commemorativa che si conclude con una cascata di bianchi petali di rosa dall’alto della cappella dedicata alla Madonna.
25 novembre: Santa Caterina L’arrivo dei “pifferai” in città segna l’inizio dell’inverno ed è preludio alle feste natalizie.
31 dicembre: Capodanno a Piazza del Popolo
6 gennaio: la Befana Un tempo la fiera della Befana si teneva in piazza Sant’Eustachio, per essere trasferita poi, forse a causa dell’aumentato pubblico, nella piazza “che se po’ fregà” de tutte le piazze romane e dove c’è una fontana che innalza ‘na gujia che pare ‘na sentenza”. Fino agli anni Cinquanta nelle baracche di piazza Navona era di scena l’artigianato, con splendidi presepi e marionette dei teatrini napoletani. Oggi si trovano solo prodotti dei grandi magazzini, dolci e zucchero filato.
Carnevale romano Il carnevale romano nel 700-800 era un avvenimento europeo di grande richiamo. C’era la corsa dei cavalli “barberi” da piazza del Popolo a piazza Venezia, c’era la “mossa” per sgombrare la strada, i “mazzettacci” di fiori buttati a bruciapelo sulla faccia. Chiudevano, il martedì grasso, i “moccoletti” e il “mor’ammazzata” sputato in faccia a chi teneva la candela accesa: spegnerla significava prolungare la festa. I Romani festeggiavano il carnevale travestiti con costumi multicolore, che rappresentavano i mestieri più comuni: l'avvocato, il mendicante, la popolana. Era l'occasione, in cui ci si scambiava i ruoli: il ricco si vestiva da povero ed il povero si vestiva da ricco!
9 marzo: Santa Francesca Romana. Benedizione delle automobili presso il Foro romano.
19 marzo: Festa di San Giuseppe Caratteristica fondamentale della festa erano le frittelle e i bignè alla crema, preparate dai friggitori ambulanti in giganteschi padelloni allestiti già dalla sera prima accanto alle bancarelle ornate da festoni, bandierine e rami d’alloro
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