La prima sarà non
aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle
aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci
siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera
creata dalla moda, dalle false attese nostre, per curare magari il
risentimento di ferite mai affrontate. La maschera di chi si accontenta
di essere amabile. Non amato.
Il secondo rimpianto
sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla
competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai
arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando
legami e relazioni. Vorremmo chiedere scusa a tutti, ma non c'è più
tempo.
Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato
il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto
abbastanza "ti amo" a chi avevamo accanto, "sono fiero di te" ai figli,
"scusa" quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo
preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi.
Poi rimpiangeremo
di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi
avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. Eppure il dolore a
volte ce lo aveva ricordato che nulla resta per sempre, ma noi lo
avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza,
dando la precedenza a ciò che era urgente anziché a ciò che era
importante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita?
L'abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a
sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e
dolcissimi surrogati, incapaci di fare anche solo una telefonata e
chiedere come stai.
Per ultimo rimpiangeremo di non
essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che
avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare
dall'abitudine, dall'accidia, dall'egoismo, invece di amare come i
poeti, invece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel
mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori.
Quello che l'adolescente scorge nell'addensarsi del suo corpo:
promesse. Quello che il giovane spera nell'affermarsi della sua vita:
amori.
by Alessandro D'Avenia - Ciò che inferno non è - Mondadori 2014